L’OBE è definita come un’esperienza psichica legata a delle percezioni sensoriali ed emozionali che portano la propria coscienza a distaccarsi dal corpo.
“Il viaggio è un atto liberatorio, attraverso cui uscire dal mio corpo”. Con queste parole Mace presenta OBE, un vero e proprio viaggio che racconta un’esperienza extracorporea nella dimensione onirica, che il produttore ha tradotto in musica.
Il disco sembra proporsi come un vero e proprio concept album che colloca l’ascoltatore fuori dallo spazio e dal tempo grazie a suoni ricercati e a tratti ultraterreni. L’album si apre con sound R&B mixati a beat rap, con una forte influenza di suoni etnici e psichedelici, senza tralasciare i suoni classici dell’underground, del groove e del rock, grazie all’utilizzo di strumenti tradizionali.
Sebbene questo viaggio extrasensoriale poteva essere reso attraverso un disco prettamente strumentale, le produzioni di Mace risultano ben equilibrate con lo spazio dedicato ai numerosi artisti. I suoni lasciano respirare le parole, riemergendo però alla fine di ogni canzone.
Si ha l’impressione di ascoltare un unico brano di due ore, proprio perché la fine di ogni traccia si unisce alla successiva: il passaggio fra i numerosi stili, che vengono continuamente accostati e messi alla prova, non risulta brusco e disturbante.
In questo modo Mace è riuscito a mettere in gioco diversi generi musicali e artisti, creando un disco che, oltre a marcare un nuovo inizio per la musica italiana, si inserisce con fierezza nella scena musicale europea.
Nel dare l’avvio a questa nuova era, OBE sancisce anche il passaggio di testimone dai pilastri della musica urban ai nuovi nomi emergenti.
Come ha detto lo stesso Mace OBE è una nuova prospettiva: non si esce infatti “fuori dal corpo” ma si esce dai canoni musicali italiani.
