Frah Quintale è tornato, ma non ha ancora finito di stupirci.
Venerdì è uscita la prima parte del suo disco: Banzai (Lato blu).

Un disco che ha diviso in due gli ascoltatori: da una parte troviamo gli amanti dell’ITPOP affezionati agli album di esordio (in questo caso Regardez moi), dall’altra quelli pronti ed aperti alle nuove sperimentazioni musicali.
Questa spaccatura ci era già stata anticipata da singoli come “Buio di giorno”, che, inizialmente, era stato poco capito, ma un mese dopo era già nel cuore di tutti.
È sicuramente intuibile la straordinaria ricerca di suoni, sound e atmosfere fuori dai nostri ascolti abitudinari, che arrivano dall’altra parte del mondo, come R&B, Black music, funk e tante altre influenze. Si tratta di musiche leggere, spensierate, che lasciano l’ascoltatore ad abbandonarsi ai propri pensieri e alle proprie riflessioni.
È importante, poi, sottolineare come la musica sia la regina della pista da ballo, fondamentale quindi il contributo della produzione diretta da @ceri_wax
Banzai è il grido di battaglia di Frah Quintale e nel disco lo possiamo sentire forte e chiaro.
Banzai parte da un’esperienza di sofferenza interiore, provata in prima persona dall’autore e si amplia, attraverso i suoni, all’ascoltatore.
Il disco diventa, quindi, una condivisione di un momento molto forte e intenso, che appartiene a tutti, nel quale ognuno può ritrovarsi.
Ma che cos’è stato a dividere gli ascoltatori?
Sicuramente i testi e le aspettative grosse, molto grosse, dopo il primo disco del 2017.
Attorno a Frah Quintale e a Banzai si è creato un hype così grande, che, dopo aver ascoltato il disco, lo si ama o lo si odia. Non ci sono mezze vie.
Infatti, i testi si ripiegano su temi come, amori, delusioni, cuori infranti, ricerca di sé stessi.
Ed è stato proprio quello l’intento di Frah.
In questo disco c’è la voglia di rimettersi in gioco da soli, di contare solo su sé stessi e di oltrepassare il senso della solitudine, attraverso il proprio grido di forza.
Il disco nell’insieme risulta coerente.
Coerente come la scelta di farlo uscire a fine giugno, inizio di un’estate diversa per tutti noi, dopo mesi di “solitudine” passati in casa a farci divorare dalle nostre mille paranoie.
Banzai è finalmente un respiro di libertà, una boccata d’aria fresca, da ascoltare sotto l’ombrellone o sotto le stelle al parchetto.
Leggero, fresco ed “easy”: Frah Quintale ha dato modo di far capire che, a volte, i discorsi filosofici e complicati non dicono più di quanto possano fare semplici parole o immagini quotidiane.
Questo lato di Banzai ci ha fatto conoscere ancora di più Frah, che si è messo a nudo attraverso le sue debolezze e lo ha riconfermato uno degli artisti più all’avanguardia nella scena italiana.
Ma come è già stato sottolineato nella prima riga di questo articolo, non affrettiamoci a dare giudizi e conclusioni, perché il disco ancora non è finito e a noi manca ancora la parte rossa da ascoltare. Cosa possiamo aspettarci?
La risposta ce la dà direttamente lui, in un’intervista fatta da Carlo Pastore su Rockit:
“Che cosa ti aspetti da Banzai?”
“Prima di tutto la parte 2! In realtà vorrei dimostrare che avere il coraggio di fare il cazzo che si vuole nella musica paga di più del fare il disco del momento. Che la libertà nella scrittura, nel fare arte è molto più importante e significativa dell’essere la cosa che funziona da qua ai prossimi cinque anni.”
Una cosa in tutto questo è sicura: fra qualche mese parleremo ancora di quanto Banzai spacchi e di quanto Frah Quintale sia il futuro della nostra musica.